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Scuola di Formazione per Insegnanti di Danze Tradizionali della Calabria della Uisp Lega Danza (1° livello)

In collaborazione con la Federazione Italiana Tradizioni Popolari e l’Ass. Cult.  Taranta

CASTROVILLARI (CS) 17-19 luglio 2015

Premessa
Nelle tradizioni popolari della Calabria predominava fino ai decenni scorsi la tarantella. Questa danza, articolata in forme e tipologie diverse a seconda delle zone, caratterizzava le numerose feste pubbliche e private che dal Pollino allo Stretto si distribuivano in ogni periodo dell’anno.
Nelle usanze regionali degli ultimi decenni si stanno verificando contemporaneamente fenomeni socio-antropologici importanti che devono far riflettere le varie comunità e le istituzioni culturali:
1) il ballo etnico locale, quello tramandato dagli anziani, è andato rarefacendosi in molte aree della regione, mettendo a serio rischio di estinzione un patrimonio coreutico plurisecolare;
2) più di recente la moda della pizzica pugliese (detta erroneamente ormai dappertutto “taranta”) è entrata nella moda giovanile e rimpiazza ormai in molte piazze le usanze coreutiche preesistenti;
3) fra tutte le varie tipologie di tarantelle calabresi quella “reggitana” si sta imponendo nei corsi didattici di danza popolare e nei vari festival di musica folk, soffocando le forme agropastorali locali e generando un’omologazione espressiva che si riduce a povertà culturale;
4) i gruppi folkloristici preposti a diffondere nelle piazze musiche e danze tradizionali, sempre più facilmente tendono a presentare come danze di tradizioni delle coreografie complesse e fortemente spettacolarizzate che nulla hanno dell’originale espressione locale.

 

Da queste considerazioni nasce innanzitutto la necessità di “conoscenza”: prima che le forme originali spariscano o che il processo di contaminazione-sostituzione confonda suoni, linguaggi corporei e occasioni festive, bisognerebbe organizzare:
a) Attività di studio e di didattica dei modelli tradizionali documentati con metodologie investigative scientifiche: conoscere una danza vuol dire studiarne le fonti storiche ed etnografiche, apprenderne praticamente il linguaggio corporeo mediante imitazione e analisi, ed essere in grado di trasmettere tale patrimonio agli altri, possibilmente reinnestando laddove si sono perduti i modelli originari un “fare coreutico” che trovi un punto di sintesi fra tradizione e innovazione.
b) Iniziative di ricerca etnografica sul campo per fissare con mezzi audiovisivi le pratiche coreutiche degli anziani e creare banche dati attendibili per sviluppare studi e recuperi per le future generazioni.
Solo partendo dalle conoscenze approfondite di un patrimonio, si possono avviare con maggior competenza anche processi consapevoli di contaminazione o trasformazioni spettacolari.

UNA SCUOLA DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI DI DANZA POPOLARE CALABRESE

In attesa di una istituzionalizzazione di una scuola statale di danza etnica, dal 1996 la Lega Danza della UISP (Unione Italiana di Sport Popolari), affiliata al CONI e riconosciuta della Presidenza della Repubblica Italiana, ha organizzato il settore di Danze Etniche Italiane, affidando la conduzione dei corsi all’Ass. Cult. Taranta di Firenze, il più importante Centro Studi di etnocoreologia italiana. Dalla stretta collaborazione fra Ass. Taranta e la F.I.T.P., sono stati organizzati sin dal 2001 corsi di formazione per operatori dei gruppi folkloristici regionali. Il primo corso di Formazione per i gruppi calabresi si è svolto nel 2001 a Capo Vaticano.
Finalmente quest’anno si ripresenta dopo 14 anni di nuovo la preziosa occasione di frequentare un corso  intensivo per formarsi come insegnante di 1° livello su alcuni esempi di balli calabresi.

Queste sono le discipline che in tre densissime giornate si studieranno:

Discipline teoriche (10 ore):
- Storia della danza etnica calabrese (prof. Giuseppe M. Gala, antropologo): 1 ora
- Etnocoreologia (prof. Giuseppe M. Gala, antropologo della danza): 5 ore
- Etnomusicologia (Dr. Antonio Critelli, ricercatore e musicista): 2 ore
- Storia delle tradizioni popolari calabresi (prof. Leonardo Alario, demologo): 2 ore

Discipline pratiche (11 ore):
- Tecnica del ballo calabrese (T. Biagi, P. Gala, T. Miniati): 9 ore
- Didattica e trasposizione scenica (T. Biagi, P. Gala, T. Miniati): 2 ore

Repertorio  didattico:

Tarantelle e pastorali del Pollino, tarantella silana, tarantelle “figurate” del Reventino, villanella d’Aspromonte, scotis, quadriglia

I docenti sono specialisti del proprio ambito di studi e di lunga esperienza nel settore.
Le lezioni teoriche presenteranno documentari video inediti e saranno forniti ai partecipanti saggi teorici in PDF.

Per ottenere il titolo di Istruttore di 1° livello di danze etniche calabresi occorre frequentare il corso di formazione, articolato su:
- 10 ore di lezioni teoriche frontali
- 11 ore di lezioni tecniche
- 2 ore di esami (scritto e didattico)
- 10 ore circa di ricerca sul campo con produzione di documenti audiovisivi
- 10 ore circa di stesura di una relazione finale e di confezionamento di un supporto in DVD o CD.

La valutazione finale sarà assegnata in centesimi:
30% per la preparazione teorica nelle suddette discipline
30% per la abilità motorie ed esecutive dei balli studiati
30% per le abilità di trasmissione dei balli contestualizzati
10 % per l’esperienza di ricerca.

Il diploma Uisp di istruttore di balli popolari calabresi è riconosciuto dalle scuole statali per svolgere POF (Progetti di Offerta Formativa), dai Comuni per attività con anziani e ragazzi (case di riposo, colonie estive, ecc.) e da privati (animazioni turistiche, intrattenimento nozze, crociere, ecc.)

COSTI
- Costo del corso: 80 € (per appartenenti ai gruppi folk: 70 €).
- Tessera associativa Taranta (eccetto iscritti FITP): 15 €.
- Costo del vitto giornaliero (colazione, pranzo e cena): 20 €.
Per i residenti di Castrovillari il corso è gratuito (solo tessera Ass. Taranta).

 

 

 

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