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Furlana

Testo a cura di G. M. Gala - © 2005 - [Vietata la riproduzione]

NOTIZIE STORICHE ED ETNOGRAFICHE

« La furlana (o un ballo praticato alla maniera degli abitanti del Friuli) è già citata da fonti scritte del XVI sec., figura inoltre come “ballo furlano” nel “Primo libro di balli” di G. Mainerio (1578), J. B. Duval parla di “danses à la forlane” viste a Venezia nel 1609. E' proprio la Venezia il centro di irradiazione di questo ballo, che oltrepassò i confini della repubblica veneziana e dell'Italia, per affermarsi in Francia e nelle corti europee come ballo di moda soprattutto nel XVII e XVIII sec., per poi andare in decadenza con la fine dell'ancien régime.

Il nome di furlana, in uso già da alcuni secoli, farebbe derivare questa variata famiglia etnocoreutica dalla tradizione friulana; il panorama etnocoreutico attuale non permette una comparazione fra le varie forme documentate e un prototipo di una danza oggi esistente in area friulana, a causa dell’estinzione nella maggior parte del territorio friulano dei vecchi balli popolari (fanno eccezione alcune valli con popolazioni allogene). Va precisato per tutti quei balli che oggi recano ancora nella tradizione un nome toponimico, che, date le innumerevoli metamorfosi e la continua circolazione di modelli coreutici, è pressoché impossibile riconoscere in qualche versione il modello originario di un ballo; anche perché la ricerca etnocoreutica degli ultimi anni ha dimostrato che non esiste di una danza un’unica forma coreutica regionale, ma numerose varianti di un modello dominante. Inoltre non sempre i riferimenti toponimici, come si è già notato più volte, sono garanzia sulla provenienza reale di forme espressive popolari, soprattutto quando nella supposta terra madre di una danza non è presente un esempio di ballo riconducibile ai modelli circolanti che recano la toponimia in questione. Attualmente si riscontrano numerose varianti coreografiche che complicano la ricerca per individuare un eventuale archetipo, infatti il proliferare di numerose e diversificate forme coreutiche fa pensare alla furlana come ad un ampio “contenitore” nel quale sono poi finite strutture cinetiche e melodie diverse che vanno sotto il nome di furlana, così come è successo per le altre grandi famiglie etnocoreutiche italiane come la tarantella, il saltarello, la manfrina, ecc. [...] Esistono poi anche numerose varianti terminologiche locali che trasformano per metafonia il nome in furlena, forlana, frullena, frullana. ecc.

Dal punto di vista canoro, poche versioni della furlana hanno conservato la memoria di testi cantati, alcune in Romagna riprendono il canto della “ciociara”, di altre è stato possibile recuperare solo frammenti. I temi testuali, musicali e coreutici della furlana si intrecciano con quelli di altri modelli diffusi in aree multiregionali: veneziana, trescone, paroncina, ecc.

Il ballo.
Sono stati documentati fra Istria, Romagna, Marche, Umbria e Toscana due prevalenti modelli tipologici del ballo: uno eseguito in genere a quattro ballerini (o più raramente in coppia) strutturato in parti melo-coreutiche ben precise, ed uno molto più pantomimico e liberamente espressivo, eseguibile da uno o più ballerini, appartenente ad un genere diverso e più antico di danza. ...».

Una suggestiva ipotesi sul ballo della furlana la avanza il compianto don Gilberto Pressacco, il quale lega il ballo a quel genere di danze antiche del bacino mediterraneo legate ad un'antica funzione terapeutica ed estatica.

[Tratto da Gala G. M., La furlana, " Choreola", n. 9, 1993, Firenze, Ed. Taranta].

(Tutti i diritti sono riservati - È assolutamente vietato riprodurre su altre pagine web o su opere a stampa i presenti testi senza l'autorizzazione scritta dell'autore o dell'Ass. Taranta)

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