Lo Sbrando. Una danza piemontese dalla tradizione al revival
Enzo G. Conti
(Associazione Culturale Trata Birata / Tre Martelli)
Nella pur lunga storia del fatidico e discusso rapporto tra ricerca, contaminazione e divulgazione della musica popolare italiana credo sia cosa piuttosto insolita, pur nell'ambito degli operatori del folk-revival, poter essere stati testimoni diretti della quasi totalità delle tappe del percorso che ha portato, nel giro di qualche anno, alla diffusione a livello internazionale di una danza tradizionale popolare documentata in origine solamente in un area alquanto ristretta e spesso legata a ricorrenze particolari.
In questo caso l'oggetto di cui si parla è lo sbrando (o brando).
Va detto innanzitutto che questa doppia denominazione è una semplice variante lessicale popolare che muta di paese in paese nella zona di diffusione (Roero, Langhe, parte del Monferrato e aree limitrofe)
Storicamente il termine brando è quello che invece più spesso viene citato in vari testi e sembrerebbe derivare dall'italianizzazione del francese “branle”.
Riferimenti storici
Tale termine si trova già citato nel 1496 come passo di danza della Bassadanza, mentre nei secoli XVI e XVII viene definita branle una danza stilizzata diffusa in Francia.
Una saltarella per Amatrice
ESTADANZA 2016: ballare in Calabria e Salento
ESTADANZA 2016
XXXIII anno - 66a e 67a edizione
BALLARE IN CALABRIA E IN SALENTO
Siamo giunti al 33° anno consecutivo di Estadanza. La prima rassegna didattica estiva e residenziale nata in Italia continua la sua lunga vita. In questi anni abbiamo tenuto tante edizioni in una decina di regioni diverse da perderne il conto. Un record di cui siamo fieri, perché basato su circa 40 anni di intensa ricerca sul campo, di studi e pubblicazioni, di professionalità e conoscenza profonda delle tradizioni coreutiche in Italia.
Oltre le mode, oltre i protagonismi esibizionistici, oltre le pseudo-competenze improvvisate, noi siamo sempre qui a contatto con i territori di provenienza dei balli e attorniati da preparati conoscitori del mondo popolare. Al centro delle attività c’è sempre il ballo etnico, infatti insegneremo le danze nelle versioni osservate dagli anziani e dagli esecutori locali attendibili. In questi ultimi decenni è accaduto spesso che le vecchie danze sono state dismesse negli stessi luoghi d’origine. Per questo il nostro è anche un viaggio storico nel recente passato, beneficiamo infatti della memoria degli anziani che ci affidarono informazioni e saperi, affinché documentandoli potessimo trasmetterli alle future generazioni.
Stage di danze italiane a Parigi!
Grand tour des danses traditionnelles italiennes
Maison de l'Étudiant
Université Paris Ouest Nanterre La Defense
200 avenue de la République, 92001 Nanterre
VENEZ FAIRE UN TOUR D’ITALIE À TRAVERS LA DANSE !
Nous verrons différentes danses comme la tarentelle, la quadriglia, la saltarella, la giga, la manfrina et d'autres danses de beaucoup de régions italiennes.
Un petit voyage entre la culture, les fêtes et la tradition musicale et de danse d’Italie. Des documentaires ethnographiques nous parlerons aussi de la tradition chorégraphique et symbolique de la danse. En plus des chorographies, cet atelier sera l'occasion d'aborder une explication historique et culturelle de ces danses.
L'objectif de l’atelier est d'apprendre aux participants les bases de la danse dans ses formes les plus traditionnelles, le tout dans la bonne ambiance et dans l'amusement du cours.
Tout le monde est le bienvenu, débutant ou pas!!
Progetto CONCORDANZE
Accademia di Danza Etnica Abruzzese
di Pino Gala
VIII edizione: 2015-2016
"Alle radici e allo specchio”
RITORNO ALLE ORIGINI NELLE TERRE D’ABRUZZO
Il contesto dell’esperienza reale e il reinnesto della tradizione.
In un mondo in continua e rapida trasformazione, talvolta si sente il bisogno di tornare alle origini.
Le espressioni culturali hanno avuto sempre una fonte, un luogo di gestazione e di radicamento. Il carattere locale di certe arti popolari sono il frutto di contesti ristretti che sono stati per secoli cantieri di fabbricazione di idee e opere. Da alcuni decenni le periferie stanno diventando sterili a vantaggio di una creatività gestita da processi “globali” che assumono carattere mondiale a danno di una dinamica vitale a carattere locale. Vincono modelli espressivi forti e annientano gli esili flussi creativi dei paesi marginali.
Scuola di Formazione per Insegnanti di Danze Tradizionali della Calabria della Uisp Lega Danza (1° livello)
In collaborazione con la Federazione Italiana Tradizioni Popolari e l’Ass. Cult. Taranta
CASTROVILLARI (CS) 17-19 luglio 2015
Premessa
Nelle tradizioni popolari della Calabria predominava fino ai decenni scorsi la tarantella. Questa danza, articolata in forme e tipologie diverse a seconda delle zone, caratterizzava le numerose feste pubbliche e private che dal Pollino allo Stretto si distribuivano in ogni periodo dell’anno.
Nelle usanze regionali degli ultimi decenni si stanno verificando contemporaneamente fenomeni socio-antropologici importanti che devono far riflettere le varie comunità e le istituzioni culturali:
1) il ballo etnico locale, quello tramandato dagli anziani, è andato rarefacendosi in molte aree della regione, mettendo a serio rischio di estinzione un patrimonio coreutico plurisecolare;
2) più di recente la moda della pizzica pugliese (detta erroneamente ormai dappertutto “taranta”) è entrata nella moda giovanile e rimpiazza ormai in molte piazze le usanze coreutiche preesistenti;
3) fra tutte le varie tipologie di tarantelle calabresi quella “reggitana” si sta imponendo nei corsi didattici di danza popolare e nei vari festival di musica folk, soffocando le forme agropastorali locali e generando un’omologazione espressiva che si riduce a povertà culturale;
4) i gruppi folkloristici preposti a diffondere nelle piazze musiche e danze tradizionali, sempre più facilmente tendono a presentare come danze di tradizioni delle coreografie complesse e fortemente spettacolarizzate che nulla hanno dell’originale espressione locale.
Suoni di passi - CIAMPINO
Itinerari nella danza etnica italiana
Dal 21 gennaio inizia il terzo e ultimo ciclo del corso con i BALLI ABRUZZESI!
Fra il ‘600 e l’800 l’Italia fu percorsa dalla fervida moda europea del “Grand tour”: intellettuali, artisti, archeologi, nobili e borghesi venivano a visitare il “bel paese” e le sue meraviglie d’arte. Dai diari dei viaggiatori si sono costruiti luoghi comuni e un immaginario collettivo ancora oggi radicati nel mondo.
Tra le pagine dei diari v’erano anche accenni al folklore delle varie culture popolari italiane.
Negli ultimi 40 anni invece alcuni ricercatori hanno percorso tutta l’Italia per documentare canti, musiche e danze ancora rimaste nelle tradizioni locali. In questi quattro decenni molte espressioni sono scomparse, altre si sono trasformate, altre reinventate come tradizionali.
Con questo laboratorio si vuole proporre un viaggio ideale nel folklore musicale e coreutico delle varie regioni d’Italia, andando a mostrare, far conoscere e praticare balli, a volte scomparsi o rarefatti, proposti nelle forme originarie e corredate di documentari etnografici dei decenni scorsi.
Verranno insegnate varie tarantelle, pizziche, saltarelle e altri balli popolari campani, pugliesi e abruzzesi, il tutto a prezzi popolari!
Il sito dei balli tradizionali in Italia
Informazioni etnografiche, fonti storiche, notizie e analisi
sul ricco patrimonio della danza etnica in Italia.
Sito, attività e produzioni
dell'Associazione Culturale "Taranta" Tradizioni Popolari.
Testi, immagini e video coperti da copyright.
Il nuovo sito
Dal 1999 il nostro sito non aveva mai ricevuto un aggiornamento significativo e sostanziale. Fabbricato quasi in modalità domestiche, era ricco di informazioni ma difficile da perlustrare.
Elaborato prima da Jacopo Fornaini, poi riorganizzato con maquillage da Massimo Cappellaccio, per circa 3 lustri era rimasto un portale "passivo". Molto visitato attraverso i motori di ricerca e perché denso di dati, non poteva offrire quei vantaggi di un portale "attivo", che le nuove tecnologie oggi permettono, con la possibilità di multimedialità così necessaria, soprattutto quando si trattano discipline performative.
Le fonti per una storia del ballo popolare
Reperire notizie storiche attendibili su qualcuno dei numerosissimi balli della tradizione italiana attuale e passata è sempre un'impresa difficile e densa di agguati. Solo pochi addetti ai lavori sanno muoversi con cautela e circospezione. Finalmente è uscito un testo di ben 272 pagg. che propone complesse questioni di reperimento, vaglio e lettura critica delle scarse fonti letterarie, che permettono una ricostruzione storica, pur se parziale, di molti balli noti e meno noti delle varie regioni italiane.
Dal 1250 al 1850 sono stati estratti oltre 160 balli dall'oblio cui molti di loro sono stati destinati sinora, se ne riportano le citazioni e si analizzano le ragioni del disinteresse del mondo colto per il ballo rurale. Inoltre vi sono notizie sorprendenti sulle origini della tarantella, sui diversi balli adoperati nei secoli nel tarantismo e infine vi è uno spoglio etnocoreologico delle prime riviste di etnografia italiana.
Non mancano un'ampia bibliografia e un prospetto dei tanti balli riscontrati nello spoglio delle citazioni spesso attinte in una letteratura minore poco nota ai non addetti ai lavori. In tale palinsesto ad ogni ballo sono riportati in ordine cronologico gli autori che lo citano. Da questo studio l'orizzonte storico delle pratiche coreutiche dei nostri antenati l'esistenza di ogni ballo comincia ad essere meno fumoso ed incerto.
Tarantismo e Pizzica Pizzica: l'euforia e la mitificazione
La cura dei disagi psichici o fisici attraverso la musica e la danza ha sempre destato vivo interesse, perché significa percorrere strade diverse dalla medicina ufficiale e sancire l'esistenza di una pluralità di culture della sanità. Se poi si aggiunge - come nel tarantismo meridionale e nell'argismo sardo - la pregnante componente mitico-simbolica e magico-religiosa della taranta e della coreoterapia, allora il tema si fa persino affascinante; infatti per secoli il fenomeno ha "intrigato" molti medici, viaggiatori stranieri, artisti ed ecclesiastici, i quali, spinti dalla curiosità o per ragioni di studio, si sono recati in Puglia per constatare di persona il fenomeno.