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Pizzica Taranta

COMPACT DISC DELLA COLLANA "ETHNICA"

a cura di Giuseppe Michele Gala © 

Undici brani di pizzica pizzica e tanta musica di "liscio" pugliese

Anche se con enorme ritardo e senza voler approfittare della "moda pizzicarola" di questi ultimi anni, è uscito finalmente il compact disc PIZZICA TARANTA sulla musica del Salento. Il lavoro, in linea col profilo editoriale della collana discografica "Ethnica" specializzata nella diffusione di materiali etnomusicali provenienti dalla ricerca sul campo, presenta una ricca selezione di brani strumentali e cantati da ballo della provincia di Lecce e con qualche esplorazione anche nel Salento brindisino.
Bisogna subito precisare che la tradizione del ballo nel Salento non è fatta solo di pizzica, ma di un mondo di ballo da sala che ha contraddistinto la mentalità e la pratica di varie generazioni a partire dal XIX sec. Il compact disc accosta infatti alle 11 registrazioni di pizzica pizzica eseguite con varietà di strumenti (voce, tamburello, organetto, violino, mandolino, chitarra, armonica a bocca, cupa cupa, sonagliera, nacchere) a melodie a scotis, polke, valzer, mazurke e quadriglie di composizione locale o appartenenti alla grande circolazione di musica da ballo di fine '800.
Il viaggio musicale comincia con una lunga e affascinante pizzica tarantata indiavolata, suonata dal gruppo di musicoterapeuti resi noti dall'inchiesta demartiniana e carpitelliana (violino, organetto, chitarra e tamburello); nel brano uno Stifani in gran forma fa trillare il suo violino coi classici acuti tenuti che mandavano in visibilio le tarantate e canta egli stesso strofe del repertorio tarantistico. Segue una rara e beneseguita pizzica tarantata sorda, che tanto piaceva a Carpitella, funzionale a chi non riusciva a trarre beneficio dalle normali pizziche. E poi altre pizziche registrate dal vivo a Torrepaduli, a Nociglia, a Corigliano, a Carpignano fino a giungere in alcuni centri del Brindisino per incontrare due particolari pizziche, una suonata col clarino da organici di banda di fiati ed una suonata col flauto e tamburo durante una festa religiosa. Vi sono due brani di scotis, divenuta merce rara di questi tempi nel Salento e testimonianza dell'ampia diffusione che tale modello coreutico ha avuto in ogni angolo della terra dove è giunta la cultura europea, così come multiforme si presenta la quadriglia. Chiude l'album un frammento di un lungo e iterativo canto di una tarantata registrato in modo ardito e fortunoso nella cappella di Galatina nel 1982, a rimarcare la forte e plurisecolare connessione di questa terra con la sofferenza e la cultura del tarantismo.

 

Ethnica TA023 PIZZICA TARANTA

1 Pizzica tarantata indiavolata 10:09

2 Pizzica tarantata sorda 03:05

3 Pizzica pizzica di Corigliano 03:22

4 Pizzica pizzica di Nociglia 02:50

5 Pizzica scherma a Torrepaduli 06:11

6 Pizzica pizzica di Cutrofiano 03:35

7 Pizzica pizzica di Martano 04:14

8 Scotis di Cutrofiano 01:08

9 Scotis di Corigliano 01:26

10 Polka di Nociglia 02:26

11 Quadriglia di Carpignano 02:04

12 Quadriglie di Carpignano 02:47

13 Tarantella 02:24

14 Valzere a striscio 01:50

15 Marzucca Corigliano 01:49

16 Valzer di Chiriatti 03:07

17 Polka di Chiriatti 02:01

18 Scotis di Carpignano 01:57

19 Quadriglia di Corigliano 01:50

20 Quadriglia di Nociglia 03:00

21 Pizzica pizzica 01:26

22 La 'nzegna (pizzica pizzica) 03:48

23 Pizzica pizzica di Cellino 02:15

24 Pizzica pizzica di S. Paulu 02:18

25 Canto di una tarantata 02:37

Durata totale: 73’35”

Una ricerca per un racconto in musica degli anziani salentini

L'album nasce da una ricerca da me condotta tra il 1979 e il 1988 e poi tra il 2000 e 2003. Fino al 1979 mi ero interessato, grazie alla mia formazione di studi umanistici, di cultura orale pugliese (proverbi, canto popolare tra Terra di Bari e Tavoliere). Accortomi che sulla danza tradizionale non vi era nessun esperto che conducesse allora ricerche sistematiche, ho deviato il percorso investigativo aggiungendo tra i miei obiettivi cognitivi anche il mondo della danza popolare, partendo proprio dalla tarantella meridionale. Studiare la tarantella voleva dire partire innanzitutto dal fenomeno che ha generato anche etimologicamente questo ballo, ecco che allora sono partito per Galatina per studiare le ultime presenze di un tarantismo morente. Dal 1980 al 1983 ogni anno mi presentavo alla cappella di S. Paolo in occasione della festa, da lì allargavo poi gli orizzonti della ricerca prendendo contatti con i suonatori "storici" del tarantismo leccese, quelli scoperti dall'esplorazione demartiniana, come i fratelli Stifani, o con i suonatori noti in zona come Uccio Aloisi, Amedeo De Rosa, Nicola Carrozzo, Giovanni Chiriatti e gli anziani Avantaggiato e Serra di Corigliano. Ma entravo volentieri anche nelle case di persone ignote per farmi raccontare esperienze, saperi e melodie. Contemporaneamente filmavo in pellicola (super 8 mm) e dal 1983 in video i balli che venivano eseguiti tradizionalmente nella festa di San Rocco a Torrepaduli e in altre rare circostanze. Nel 1988 decisi di sospendere le ricerche in Salento perché la pratica della pizzica pizzica era di fatto cessata da tempo ed era faticoso reperire documenti. Mi sembrava di fare un torto ad altre parti d'Italia che ancora possedevano un uso reale dei balli.
Dal 1989 mi mantenevo periodicamente in contatto con Giorgio Di Lecce per ragioni professionali e lui mi aggiornava sullo stato degli studi , e ogni tanto mi sentivo con Stifani. Verso il 1996 iniziavano ad arrivarmi notizie di piazze piene di giovani che ballavano la "pizzica", dei numerosi gruppi musicali in formazione, di un rinato fervore, di ritorni alla pizzica di cantanti come Eugenio Bennato, Teresa De Sio e Daniele Sepe. Poi i festivals, la "Notte della Taranta" e la "pizzicomania" è scoppiata eclatante, come tutti sanno. Io dapprima non ci volevo credere, per me il ballo tradizionale nel leccese era definitivamwente morto, come uno dei tanti fenomeni culturali che il tempo porta via con sé e la storia poi annovera tra le sue scartoffie. Ma non avevo il coraggio di tornarci. Preferivo lasciarmi nella mente il ricordo di quelle belle estati di sole, di architettura povera e barocca, delle voci degli anziani che si raccontavano nostalgici. Solo nell'estate del 2000 mi son deciso a tornare nella "terra del rimorso", senza non qualche sospetto. Ho ricercato i vecchi suonatori, alcuni erano già morti, altri hanno risuonato e cantato, altri nuovi anziani hanno ballato la vecchia pizzica e del nuovo fenomeno gli importava nulla o erano decisamente diffidenti. Ma nelle piazze migliaia di giovani si dimenavano entusiasti in una "pizzica" del tutto nuova, sui palchi tanti gruppi con più o meno gli stessi brani tra bombardamento di megawatt e di fumogeni, mi son trovato di fronte a veri meeting ballerecci, a folk-rave o discoteche folk all'aperto, dove la gente si dà appuntamento di anno in anno. Non mi restava che riprendere di nuovo pazientemente i fili della ricerca per recuperare le briciole residuali del ballo salentino e nello stesso tempo studiare il nuovo "movimento della pizzica".
«Chi cerca trova» dice il proverbio ed io lo avevo adottato come motivo conduttore di tanta ricerca etnografica. Ho preso contatti con altri ricercatori e studiosi di cose salentine e insieme a loro stiamo cercando di capire le dinamiche talvolta complesse e intrecciate di questo bisogno di etnico che attraversa il mondo giovanile pugliese e non solo. Anche la collaborazione con i giovani musicisti sta dando risultati positivi e il loro entusiasmo viene contracambiando con la nostra esperienza e le nostre conoscenze acquisite dalla ricerca.
Nel frattempo ho pensato che forse era utile tirare dal cassetto dell'Archivio Taranta alcuni documenti che, se resi noti mediante un album ufficiale, potranno allargare gli orizzoni della musica e del ballo nella Puglia meridionale. Il disco vuole essere un atto di gratitudine e una dovuta memoria verso i suonatori che con la loro testimonianza lasciano alle future generazioni la semplice ricchezza culturale che, ricevuta dai loro antenati, ha attraversato e dato sapore ai giorni della loro vita.

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